Inceneritori, centrali a biomasse, centrali a biogas
8 febbraio 2013 in Articoli, Chi siamo, Salute, Scelti per voi
Enza Raso, candidata consigliera RETE DEI CITTADINI per Pino Strano Governatore del Lazio.
Abbiamo assistito negli ultimi anni e continuiamo ad assistere anche in questi giorni, ad una vera e propria corsa nella presentazione e realizzazione di progetti di impianti di incenerimento che nascono ed ingrassano con il solo scopo di arricchire, attraverso gli incentivi erogati con denaro pubblico, chi li costruisce e gestisce.
Prima li chiamavano inceneritori ed il loro fine dichiarato era trasparente: liberarsi degli scomodi e maleodoranti rifiuti che sommergevano le nostre città. Poco importa se tale liberazione comportasse la loro semplice trasformazione in sostanze ben più nocive per la popolazione. La parola d’ordine era: non vedere.
In un secondo momento, anche a fronte delle crescenti proteste di chi la legge di Lavoisier proprio non se la voleva scordare, gli inceneritori sono stati sostituiti dai ben più magici “termovalorizzatori”, impianti cioè in grado (udite, udite) di valorizzare, attraverso la combustione, la materia solida! Poco importa se tale concetto cozzasse con la più semplice delle equazioni : l’energia elettrica ricavata bruciando un qualsiasi oggetto è minore di quella occorrente per produrlo di nuovo, soprattutto se parliamo di plastica o legno, le materie con più alto valore energetico.
Poi dal cilindro dei maghi dell’incenerimento incentivato, ecco uscire la nova formula magica: centrali a biomasse! Nuova frontiera della produzione rinnovabile con quel tanto di bio da tranquillizzare i fanatici dell’ecologismo! Peccato che dai camini delle centrali, di bio esce poco e niente e che importa se la produzione agricola nel mondo ed in Italia è allo stremo? Destiniamo milioni di ettari di terreno per produrre della buona biomassa, bada bene non da mangiare ma da bruciare allegramente nei forni! E se poi la biodiversità va a farsi friggere, chisseneimporta, ci penseremo tra 20 anni. E se i terreni intensivamente destinati a monocolture si desertificano, se la sbrigheranno i nostri nipoti oppure potremo sempre provvedere con tanti, buoni, santi OGM che ci aiutino a spremere ancora di più i poveri terreni inariditi. E che importa se per soddisfare il fabbisogno dichiarato di biomasse delle migliaia di impianti, piccoli e grandi, che nascono come funghi sul nostro territorio, non basterebbe coltivare l’intero suolo calpestabile italiano, si può sempre far arrivare l’olio di palma o il mais transgenico dall’altra parte del mondo! Ovviamente i pesticidi, le sostanze chimiche, i metalli presenti nelle biomasse, se ne andranno in fumo insieme alle biobufale ma qual è il problema? Tanto non si vedono!
Una volta per tutte: non abbiamo bisogno di energia prodotta a spese della nostra salute. Non abbiamo bisogno di continuare a produrre rifiuti per poi trovare falsi rimedi per smaltirli. Non abbiamo bisogno di coltivare biomasse per produrre energia sottraendo risorse all’agricoltura Non abbiamo bisogno di inceneritori, centrali a biomasse, impianti a biogas, pirogassificatori o altre diavolerie che trasformano materiali inerti in veleni micidiali e polveri sottili. Non abbiamo bisogno di megaimpianti fotovoltaici e megacampi eolici che mantengono la proprietà dell’energia nelle mani di poche multinazionali e producono energia che non può nemmeno essere immessa in rete per incapacità della stessa! Non abbiamo bisogno di discariche in cui accumulare prodotti creati per essere obsoleti dopo un mese. Non abbiamo bisogno di morire nel nome del P.I.L. Vanno aboliti immediatamente tutti gli incentivi agli impianti di incenerimento. Vanno proibite le coltivazioni ad uso energetico. Vanno vietate le centrali elettriche a biomassa o biogas che non possano dimostrare, con onere della prova a carico loro, di migliorare o almeno non peggiorare la qualità dell’ambiente. Si incentivino esclusivamente le vere fonti energetiche veramente rinnovabili e “pulite” e si metta fine, una volta per tutte, alla speculazione ed allo sfruttamento selvaggio del territorio.
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