COMUNITA’ EUROPEA: CI FANNO MALE GLI ORGANI

13 maggio 2012 in Democrazia Diretta, Politica, Politica estera, Riflessioni, Sovranità nazionale

a cura della Campagna
“Lettera No al Patto dell’Euro, per un’Europa dei Beni Comuni”

Caro e/lettore,

negli ultimi anni, diciamo 15 anni, pensi di avere avuto a disposizione informazioni sufficienti sul funzionamento dell’Unione Europea, sui suoi organi, sulle procedure di delibera? In Italia, la risposta è quasi sempre no. A partire dalla propaganda di molti testi scolastici. In molti paesi dell’Unione Europea, le modifiche al funzionamento dell’UE, 2009-212, sono state segnate da discussioni pubbliche e referendum popolari, in opposizione a quelle modifiche. Furono ignorati, ma almeno l’informazione circolò. In Italia siamo di fronte a un vero oscuramento su tutta l’area tematica. La nostra opinione è che il silenzio sia funzionale a nascondere il destino di colonizzazione ritagliato per l’Italia all’interno dell’UE.
Informazioni sugli organi. La norma che disciplina il funzionamento dell’UE è il Trattato di Funzionamento dell’UE che viene via via modificato dal succedersi dei Trattati, quali il Lisbona 2009, o il Fiscal Compact e MES 2012. Si nota come l’UE fu organizzata fin dall’inizio senza rispettare il principio di Separazione dei tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), principio che fu conquista democratica delle scienze politiche del ‘700. Infatti
negli organi dell’UE si sovrappongono le funzioni esecutive e legislative. Le funzioni legislative sono frantumate in diverse competenze attribuite in modo scomposto tra organi elettivi e non elettivi. Il principio di delibera è in certi casi quello della contrattazione tra gli organi coinvolti, molto più del voto a maggioranza. Le procedure non sono fissate con precisione e possono essere realizzate strumentalmente per volontà degli organi non elettivi. Nei testi specialistici si parla di “deficit di democrazia”. Forse la definizione è troppo rassicurante, per un’istituzione che è in grado di fatto di imporsi oggi sui tribunali nazionali e sui parlamenti. Della gerarchia delle leggi tra UE e Stati nazionali si parlerà in successiva trattazione. Ciò che bisogna qui tenere presente è che, negli ultimi anni, a causa dell?interpretazione data all’Art.11 della nostra Costituzione, le leggi dell’UE risultano spesso di rango superiore perfino alle nostre leggi costituzionali.
Banca Centrale Europea. L’erosione del diritto al controllo pubblico dei cittadini sull’operato degli organi dell’UE inizia con la Banca Centrale Europa. Essa, pur avendo una funzione pubblica basilare (crea banconote e denaro elettronico per tutta la realtà della zona Euro, stabilisce il costo del denaro, ne possiede di fatto la titolarità insieme alle altre banche centrali), non è il braccio bancario degli stati. Anzi, la sua indipendenza da qualsiasi controllo pubblico, da qualsiasi organo europeo o nazionale, viene ripetuta sia nei Trattati che nel suo statuto. La BCE ha natura giuridica con scopo di lucro, è composta da 17 banche centrali che sono a loro volta di soci prevalentemente privati. Con il Trattato Fiscal Compact, gli è confermata la possibilità di firmare accordi finanziari e coordinamenti con istituti privati terzi, ad esempio con il Fondo Monetario internazionale.
Parlamento Europeo. Il Parlamento Europeo è l’unico organo elettivo europeo, ma ha poteri irrisori. Gli eletti hanno l’obbligo di organizzarsi in gruppi interni composti da più partiti e questo limita la possibilità di azione autonoma di partiti piccoli. Il potere del Parlamento europeo non comprende la possibilità di iniziare un iter legislativo. Questa è competenza esclusiva di un altro organo europeo, la Commissione Europea (non elettiva),
a meno che i Trattati non prevedano di mano in mano delle modifiche. Tuttavia si nota che la direzione di lavoro dell’Unione procede verso l?esclusione progressiva del Parlamento. Il Trattato MES del 2012, ad esempio, prevede che nelle delibere di scelte macroeconomiche di zona euro, il Parlamento “possa essere invitato ad assistere”, ma a discrezione di altri organi. Dunque sulle scelte macro-economiche, i cittadini di Euro-zona hanno perso il diritto di rappresentanza, di informazione, di delibera. Il Parlamento Europeo, così come i cittadini europei, può formulare proposte di legge, ma la Commissione Europea non ha l’obbligo di prenderle in considerazione.
Il Parlamento Europeo soffre di un altro limite: deve agire in consenso con un altro organo, il Consiglio. Il Consiglio è un organo non elettivo formato da nominati facenti parte dei livelli ministeriali dei governi nazionali. Si tratta cioè di persone non elette, ma parte del potere esecutivo dei governi. Nelle loro delibere il Parlamento Europeo e il Consiglio devono agire per contrattazione di un punto di mediazione. Se il Parlamento vuole respingere una proposta della Commissione, lo dichiara, ma il rifiuto non porta alla cassazione della proposta. Si entra invece in fase di mediazione in una speciale commissione insieme al Consiglio. Insomma il Parlamento Europeo può rispondere solo con un “riparliamone”. Nella revisione dei Trattati, il Parlamento ha solo un ruolo
consultivo, in quanto le sue decisioni sono subordinate all’approvazione del Consiglio.
Consiglio. Abbiamo già detto che si compone dei livelli ministeriali degli stati UE. Ne abbiamo visto il ruolo nella funzione deliberativa. Un ulteriore aggravamento del deficit democratico è creato dal fatto che il Consiglio svolge anche un ruolo esecutivo nell’UE, in particolare nell’attuazione dei Trattati Europei, dunque difficilmente sarà cooperativo con il Parlamento in eventuali tentativi di revisione degli stessi.
Commissione Europea. La Commissione Europea ha funzione mista di iniziativa, per un nuovo atto di legge, ma anche esecutiva e di verifica. La Commissione Europea è composta da persone non elette. La prima fase di nomina è in mano ai Capi di Stato, che eleggono il Presidente della Commissione Europea. Costui a sua volta stilerà la lista completa di Commissari, uno per ogni stato dell’UE. Tuttavia è già stabilito per legge che entro il 2014, il numero dei Commissari debba scendere ai 2/3 del numero degli stati membro. In altre parole, è già previsto che alcuni stati perderanno la loro rappresentanza simbolica in Commissione. Del resto è questa la direzione del Trattato Fiscal Compact del 31 gennaio 2012 (alla cui ratifica ci opponiamo) che esclude dal diritto di voto gli stati di euro-zona che non rispetteranno l?obbligo al pareggio di bilancio, cioè quegli stati che decidessero di continuare a immettere il denaro necessario in circolazione tra i cittadini, nonostante i divieti. E’ facile dunque immaginare che l’esclusione dalla Commissione riguarderà di fatto i paesi di Eurozona disobbedienti. Le osservazioni e i richiami della Commissione Europea da non vincolanti, con il Fiscal Compact 2012 diventano vincolanti.
Anzi sarà proprio la Commissione Europea a stilare i Bilanci correttivi per gli euro-paesi disubbidienti, entro un range tra pareggio e avanzo di bilancio, sottraendo agli stati di Euro-zona un competenza fondamentale. Possiamo parlare di desautorazione dei poteri pubblici degli Euro-stati. Anche la Commissione Europea agisce dichiaratamente al di sopra di qualsiasi organo pubblico.
Consiglio Europeo. Non ha funzione legislativa, ma un ruolo di indirizzo politico di molto peso. Esso è in grado di emanare Direttive, norme in
grado di fare obbligo o divieto a individui o organi di comportamenti o assunzione di incarichi, come è stato il caso cruciale della Direttiva Consiglio Europeo del 25 marzo 2011, madre negata del Pareggio di Bilancio, con la quale si fece obbligo ai Capi di Stato di essere garanti dell?inserimento in Costituzione nazionale del Pareggio di Bilancio. Il Consiglio Europeo è composto dai Capi di Stato o di Governo degli stati UE a seconda degli esecutivi nazionali. Per le delibere vale principalmente il metodo del consenso. In caso di politica estera o di revisione dei Trattati, si procede ancora con il positivo principio di unanimità.
Conclusioni. Il progetto di perdita di sovranità si sta già concretamente realizzando per lo stato Italia all’interno dell’Unione Europea. Con quale vantaggio del popolo stesso?
https://sites.google.com/site/europaperibenicomuni/home
INFO: nounioneuropeadellebanche@gmail.com

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1 risposta a COMUNITA’ EUROPEA: CI FANNO MALE GLI ORGANI

  1. In democrazia ciò che conta è la sovranità del popolo, non la sovranità di uno stato dominato da un regime qual’è il caso dell’italia. In italia il popolo non ha mai potuto decidere nulla se non di delegare ad altri (i mitici rapprsentanti) quelle decisioni che in democrazia spetterebbero al popolo. Stando così le cose ben venga l’europa e soprattutto l’euro, perchè con l’euro gli italiani sono almeno pagati con una moneta forte e ciò è un indubbio vantaggio rispetto all’essere pagati con una moneta tenuta dal regime in uno stato di svalutazione perpetua, quale era la lira. Se in italia ci fosse ancora la lira, il baratro tra ricchi e poveri sarebbe molto maggiore di quello che abbiamo oggi. Non per niente il regime ha fatto di tutto per non entrare nell’euro mantenendo diligentemente uno rapporto pil/debito pubblico ben al di fuori dai valori dei paramteri di maastricht ammessi per avere l’euro. Il gioco però non gli è riuscito perchè francia e germania, non disposte a subire la concorrenza di un paese con una moneta da terzo mondo, hanno costretto l’italia a entrare comunque nell’europa dell’euro anche se non ne avevano i requisiti.

    L’obiettivo resta quindi uno solo: lottare per la democrazia in questo paese senza farsi distogliere dalla chiamata ad altre presunte ed inconsistenti battaglie. Avendo la consapevolezza che il nemico da battere non è l’europa o altri fantomatici soggetti sovranazionali ma il regime delinquenziale che da sempre domina incontrastato ed impunito sulla pelle degli italiani.

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